Concerto di Dechen Shak-Dagsay


La cantante tibetana è venuta per la prima volta in Ticino a presentare il suo ultimo CD in uno spettacolo multimediale con fotografie di Markus Alpstäg.

La cantante tibetana Dechen Shak-Dagsau vive in Svizzera sin dalla sua infanzia: la sua famiglia infatti vi si trasferì più di trent'anni fa insieme a numerosi compatrioti che vi trovarono rifugio dopo la fuga dal Tibet. Figlia del venerabile Lama Dagsay Tulku, ha da sempre portato nel cuore la cultura e le tradizioni del suo Paese e sente come missione la necessità di diffondere nel mondo occidentale la conoscenza della sua profonda spiritualità.

Spiritualità che non porta ad estraniarsi dal mondo, anzi, che è stimolo ad un impegno attivo e costante a imparare a convivere con le tensioni del mondo moderno attraverso la ricerca della pace interiore. E ce ne dà l'esempio conciliando la sua professione commerciale con l'attività di cantante.

Un'artista che ci propone con grande intensità i mantra, parole e suoni che toccano il profondo di ogni essere aiutandolo sul cammino della pace interiore.

Per Dechen, ascoltare gli antichi mantra ed il loro suono terapeutico, così come ci cono stati tramandati da Budda, crea una protezione contro le influenze spirituali e fisiche negative, conferisce gioia e benessere e stimola il potere dell'autoguarigione. "Dewa Che", che dà il titolo al suo ultimo CD, significa proprio "La Grande Pace", che la cantante dedica a tutti gli esseri senzienti.

Il concerto di sabato sera (ndr. 15/11/03) è stato molto intenso ed ha coinvolto profondamente tutte le persone accorse nel grande salone presso l'Hotel de la Paix di Lugano. Due ore d'incanto che hanno immerso gli spettatori nell'universo idilliaco dell'altopiano tibetano fatto di suoni soavi e grandiosi paesaggi dove la natura sovrasta l'uomo in modo dolce e potente allo stesso tempo.


copertina dell'ultimo CD di Dechen, prodotto e distribuito dalla POLYGLOBEmusic .

Alla completezza dello spettacolo hanno contribuito dunque anche le immagini del fotografo Markus Alpstäg , proiettate da lui stesso su un grande schermo che faceva da sfondo al palco. Alla fine dello spettacolo l'ho avvicinato congratulandomi come si farebbe con un bravo disc-jockey che ha saputo guidare la platea in un ballo sfrenato, solo che invece di mixare dischi lui lo ha fatto con le immagini, lasciando che Dechen arrivasse ai nostri cuori attraverso l'udito. Il risultato è stato comunque una danza ipnotica, gioiosa e profonda, ma interiore, meditativa.







Markus mi ha raccontato del suo viaggio fotografico iniziato nel 1991 da Baar (ZG) nel quale si prefiggeva di raggiungere l'Australia via terra fino all'estremità orientale dell'Asia, ma che subì un forte rallentamento quando, come Ulisse (ndr), venne raggiunto dagli angelici canti e dai paesaggi nella regione Himalayana, dove soggiornò per più di tre anni affascinato dalla gente e dalla cultura tibetana, scattando oltre 10'000 fotografie.

Uno scopo comune lega dunque spesso questi due artisti nei loro concerti musicali e visivi, magistralmente raggiunto in quei momenti dove gli spettatori si ritrovano in una meditazione profonda, lontani anni luce dai problemi e dalla sofferenza del quotidiano, a contemplare una sapienza antica che si può trasmettere solo in modo empirico.


Il mattino seguente, domenica 16 novembre 2003, i Petali di Cultura Tibetana organizzati dalla Fondazione Tibet House Switzerland sono continuati con un seminario di meditazione guidato dal padre di Dechen, il Lama Dagsay Tulku Rinpoche. Ma su questo seminario, sto preparando un articolo separato che sarà tra poco disponibile tra i weblogs accessibili dal mio sito personale http://www.chezmax.com

max ;-)


Posted: Sab - Novembre 15, 2003 at 05:43 p.        


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